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Didascalia: Con la divisa di marinaio alla Maschinenschule di Pola; Mario spedisce questa cartolina al padre il 27 marzo 1916
53.ma puntata
Alla sorella Ursula Lozar a Marburg il 5 aprile 1916: «Ieri ricevetti la tua grad.ma lettera del 31 marzo; lodato Iddio, noi siamo ancora sani e salvi; la gente non correva dal Resberg per rifugiarsi, bensì per la curiosità di vedere l'esito dello scoppio di una grossa granata nemica che scoppiò proprio là; il fondo di questa arrivò fino in piazza S. Rocco dov'ero anch'io rifugiato. Siamo anche noi soddisfatti nel sentire che abbiate veduto al cinematografo la nostra città natia in rovine; solo mi dispiace che non avete visto neanche il 5 % di ciò che è. Credo che tutti i goriziani colà residenti saranno accorsi a quella rappresentazione e molte lacrime avranno sparso nel vedere il disastro calato sulla nostra ridente città. Credo che la signora santola si sarà commossa nel vedere la catastrofe sulla sua casa e la vista del ritratto del defunto Sigr. zio; io prevedevo che ciò le avrebbe fatto male; perciò non ho voluto scriverle che il ritratto lo si vede guardando dalla piazza. Riguardo la morte del Dr. Gressig, si tratta d'un malinteso; nulla di vero; l'ho visto ancora l'altro ieri girare per la città. Dio ce la mandi buona per le feste pasquali, e ci doni la tanto desiderata pace». Il é al nipote Angelo a Graz: «I tuoi cari ci hanno fatto sapere che in breve ci rivedremo; magari si potesse ingrossare la nostra colonia con qualche Persona in più a far parte delle nostre meditazioni. Del Tunin abbiamo spesso notizie; si dà pensiero nei nostri riguardi. Mario è contento di vestire la gloriosa divisa di marinaio, da tanto tempo desiderata». Al compare Peter Bertoe a Lichtenvald l'invito, in base all'indicazione ricevuta dal Conte Dandini, di recarsi subito al Comando tappa a Lubiana per chiedere quanto desiderato, però «immediatamente perché per 15 giorni si possono ottenere più facilmente questi permessi». Il 7 aprile al figlio Tunin in Russia l'assicurazione che «la nostra famiglia è di nuovo tutta a Gorizia; siamo tutti sani e di buon umore; non ti preoccupare di nulla a nostro riguardo; lo zio Michele. è a Graz, lo zio Giuseppe a Lichtenvald, la zia Mariutta a Monte presso Lubiana, la zia Ursica e la santola Alessandra a Marburg. I parenti da parte della mamma sono rimasti tutti qui con noi. Purtroppo è soltanto un bel sogno non trovarsi più in mezzo a questa guerra mondiale». L'8 al figlio Mario a Pola: «Riguardo l'imbarco, sia come deve essere, e sempre coraggio a difendere la patria. Se hai ancora fotografie in divisa di -marin'aio, spediSci una allo zio Giuseppe a Lichtenvald; è tuo santolo. E al Tunin l'hai spedita?»
Tra 1'8 e il 10 aprile tre brevi missive. A Gigi Bisiach al fronte l'assicurazione che «riguardo i tuoi genitori e famiglia puoi rimanere liberamente tranquillo che su loro non si è manifestato nulla, come pure per gli altri abitanti di San Rocco, fuorché la casa del Turel in via S. Pietro, vicino al Zeron, che fu danneggiata ultimamente». A Enrico Pecorari a Leoben, ricoverato per malattia in ospedale, l'augurio di poter tornare presto alla sua Compagnia. Al collega d'ufficio Ernesto Sach a Feldbach (Bauabtheilung Baracke n. 173) le notizie su chi è rimasto: servizio a Voghersca per pagare i sussidi alle famiglie dei richiamati; Taucer, Cociancig e Plahuta sono a Grahovo; Macuz e Bradaschia trasferiti a Trieste. «Siamo rimasti in 4: Cotar, Zakraisek, Piciulin e il sottoscritto; faccio il servizio di posta fra Voghersca e Gorizia, perciò posso dormire in città; gli altri abitano a Voghersca».
Alino